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Usi, costumi e simboli

L’arte della geisha

Per prima cosa, va subito chiarito che non sono prostitute. La loro verginità non è venduta al miglior offerente, né devono intrattenere relazioni sessuali con i clienti abituali: come si dice nel film Memorie di una geisha, queste donne vendono la loro abilità, non il loro corpo. Le relazioni intime con i clienti sono possibili, ma sono vissute al di fuori del ruolo di geisha. Possiamo definirle come talentuose intrattenitrici di professione che vengono pagate per agevolare e ravvivare le occasioni sociali in Giappone. Senza dubbio Kyōto è la capitale mondiale dell’arte della geisha: la cosa può disorientare, ma a Kyōto queste donne non sono chiamate ‘geisha’, ma maiko o geiko. Una maiko è una ragazza fra i 15 e i 20 anni che sta svolgendo il suo apprendistato per diventare una esperta geiko (che è la parola in uso a Kyōto per dire ‘geisha’). Durante questo periodo, la ragazza vive in una okiya (casa delle geishe) e studia le arti tradizionali giapponesi, fra cui la danza, il canto, la cerimonia del tè e lo shamisen (uno strumento musicale a tre corde). Nello stesso periodo inizierà a intrattenere i clienti, solitamente in compagnia di una geiko, che si comporta nei suoi confronti come una sorella maggiore.

COME COMPORTARSI CON UNA GEISHA
Non c’è dubbio che vedere una geisha è una delle esperienze simbolo di un viaggio in Giappone.
Purtroppo, però, lo ‘sport dell’avvistamento delle geishe’ è davvero sfuggito di mano nel quartiere delle geishe di Kyōto, dove turisti armati di macchina fotografica importunano queste donne che invece per cultura e abitudini sono molto discrete. Il visitatore educato deve tenere bene a mente quanto segue.

  • Le geishe che si vedono per strada probabilmente stanno andando a un appuntamento e non possono fermarsi per farsi fotografare o per conversare.
  • Non toccate né tanto meno strattonate una geisha e non bloccatele mai il passo.
  • A nessuno piace essere infastidito dai fotografi o perseguitato mentre cammina per strada.
  • Se siete veramente interessati ad avvicinare una geisha, rivolgetevi alle agenzie specializzate o agli alberghi e ryokan (pensioni familiari) di alta categoria.
  • Se non potete rinunciare all’idea di scattare una foto di una geisha per il vostro album di viaggio, potrete comunque sbizzarrirvi con le molte ‘turiste geisha’ nelle strade di Higashiyama (quartiere di Kyōto) di giorno: sono turiste che hanno pagato per vestirsi e acconciarsi da geisha e saranno ben felici di mettersi in posa per i fotografi. La differenza dalle geishe vere e proprie, dal punto di vista estetico, è minima.

Sumo

Il sumō è uno sport suggestivo e soggetto a un complesso rituale radicato nella tradizione shintoista. Il fascino che continua a esercitare sull’immaginario nazionale è probabilmente legato alle sue antiche origini e al suo elaborato cerimoniale. È l’unico sport tradizionale giapponese che ha ancora un successo così grande da attrarre grandi folle e dominare la prima serata televisiva.

Fiori e piante

In Giappone il crisantemo non è affatto associato al concetto di morte come in Italia; al contrario, il crisantemo rosso è un dono eccellente per gli anziani perché è un augurio di vita serena. Inoltre attira la buona fortuna nelle case, ed è quindi un pensiero ideale per chi si trasferisce in una nuova abitazione.
Se avete sempre pensato che i giapponesi siano gente sobria, seria e misurata, dovete unirvi a loro sotto un ciliegio in fiore in primavera. È come se questi alberi sprigionassero una droga in grado di abbattere tutte le inibizioni: vi ritroverete coinvolti in una festa dove birra e sakè scorrono a fiumi, il cibo abbonda, spuntano stereo portatili per il karaoke e qualcuno si mette anche a ballare. Quando si parla di ciliegi in fiore, tutti sanno che il parco Ueno-kōen fa la parte del leone. 

Concezione del tempo, riti e festività

Il concetto del tempo nella vita e nella cultura giapponese è un po’ schizofrenico: dalle atmosfere meditative dei templi di Kyoto, dove ci si perde ad ammirare i giardini zen fatti di sabbia e rocce, alla frenesia di Osaka e delle sue strade brulicanti, fino ai turni di lavoro prolungati a dismisura proprio a causa dei tempi rallentati con cui si produce; dalla dilatazione della contemplazione della natura e dei giardini maniacalmente potati da talentuosi giardinieri, alle voglie compulsive sollecitate dal marketing nei grandi centri commerciali, moderni templi del consumismo.
Le festività del Giappone sono veramente molte e tutte rappresentano aspetti tipici del folklore nazionale.
Le cerimonie di nozze si svolgono spesso in hotel altamente specializzati nell’organizzare matrimoni. In effetti in Giappone questa industria è molto sviluppata e la pressione esercitata sulle ragazze affinché si sposino il prima possibile è alta. Nel rito di tipo scintoista la sposa indossa lo shiromuku (pesante kimono bianco comprensivo di un particolare copricapo) e lo sposo un kimono con haori (soprabito scuro incrociato davanti). I due sposi pronunciano i loro voti, sorseggiano il sakè tre volte e si scambiano gli anelli. I parenti brindano alla loro salute, bevono il sakè e vengono presentati dai padri degli sposi. L’intera cerimonia si svolge nell’arco di mezz’ora e si conclude con la foto di gruppo (kinen shashin). Successivamente gli invitati firmano il libro degli ospiti e presentano i loro doni in denaro all’interno di una busta. Le ragazze nubili invitate alla cerimonia indossano il furisode (colorato kimono da cerimonia in seta), quelle sposate il kurotomesode (kimono nero che ha stampe colorate solo al di sotto della cintura) se sono parenti di primo grado della sposa, altrimenti l’irotomesode (molto simile al kurotomesode, ma di colore diverso dal nero).
Il rito funebre invece consiste di tre parti: l’otsuya (il risveglio), l’osōshiki (la cerimonia funebre) e lo shijuku-nichi (49 giorni). Nella casa del morto viene allestito un altare che resterà fino alla fine dei 49 giorni dopo la morte. Per far sapere allo spirito del morto del proprio arrivo, si scuote una piccola campanella. Il figlio primogenito coordina l’intero rito. In occasione del shijuku-nichi, un monaco buddhista recita i sutra insieme ai familiari che successivamente si riuniscono per il pranzo.
Il Giappone celebra in un anno 15 feste nazionali. Quando una festività cade di domenica, è festivo anche il lunedì seguente. Se il lunedì è comunque festa, anche il giorno successivo diventa festivo. Se due giorni infrasettimanali (per esempio, il martedì e il giovedì) sono festivi, il giorno tra i due (il mercoledì) diventa anch’esso festivo.
Mezzi pubblici e alberghi sono presi d’assalto durante i seguenti periodi:

  • Shōgatsu (Capodanno) dal 31 dicembre al 3 gennaio
  • Settimana dorata dal 29 aprile al 5 maggio
  • O-Bon metà agosto