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In società: relazionarsi con gli ungheresi

Norme di comportamento

  • Saluti
    Un uomo di una certa età spesso farà il baciamano a una donna, mentre il saluto standard dei giovani nei confronti dei parenti anziani è Csókolom (‘Te la bacio’ – intendendo, ovviamente, la mano). Le persone di tutte le età, anche gli amici più cari, si stringono la mano calorosamente quando si incontrano. Un uomo dovrebbe attendere che sia la donna ad allungare per prima la mano. Solo gli amici più intimi si salutano con un bacio leggero su entrambe le guance, cominciando con la sinistra.
  • Chiedere aiuto
    Dite ʻLegyen szíves…’ (‘Siate così gentile da…’) per attirare l’attenzione; per chiedere scusa, invece, l’espressione corretta è ‘Bocsánat’ (‘Mi scusi’).
  • Religione
    Indossate abiti semplici e poco vistosi e osservate il silenzio e un comportamento rispettoso quando visitate gli edifici religiosi.
  • Regali
    Se siete invitati a casa di qualcuno o a qualche festeggiamento, portate un mazzo di fiori in numero dispari (ma non 13, considerato un numero sfortunato; evitate anche gigli, crisantemi o rose rosse), una bottiglia di buon vino locale (non estero), del buon cioccolato o un liquore dell’Europa occidentale.
    I pacchi dei regali vengono abitualmente aperti non appena ricevuti.
  • Onomastici
    Oltre al compleanno, gli ungheresi celebrano l’onomastico (névnap), che di solito ricorre nel giorno del loro santo patrono secondo la religione cattolica (su tutti i calendari ungheresi sono presenti i santi). I doni di rito per questa occasione sono fiori, dolci o una bottiglia di vino. La tradizione consente di donarli fino a otto giorni dopo l’evento.
  • Brindisi
    Gli ungheresi non fanno tintinnare i boccali di birra perché è così che gli Asburgo celebrarono la sconfitta di Lajos Kossuth nella guerra d’indipendenza del 1848-9 (farlo con i calici di vino, invece, va bene).
  • Fumo
    Con una mossa che ha lasciato tutti sorpresi, l’Ungheria (tradizionalmente paese di grandi tabagisti) ha bandito il fumo in tutti i luoghi pubblici, tra cui ristoranti, bar e club, a partire dall’inizio del 2012. I trasgressori possono incorrere in una sanzione di 30.000Ft.

Una formalità educata

Gli ungheresi non sono un popolo spigliato come gli estroversi romeni o i sentimentali slavi. Dimenticate gli stereotipi di zingari folli e appassionati che suonano il violino, perché durante il vostro soggiorno in Ungheria non troverete nulla di simile: gli ungheresi sono un popolo riservato e piuttosto formale.
Nella maggior parte dei casi si rivelano estremamente garbati nei rapporti sociali e spesso usano un linguaggio molto cerimonioso. Va però detto che se da un lato tutta questa cortesia contribuisce a ungere le ruote che mandano avanti una società a volte piuttosto difficile, dall’altro può anche essere usata per tenere a una certa distanza gli ‘estranei’ (siano essi forestieri o altri ungheresi).

Inviti a casa

Se una tipica coppia-modello ungherese vi invitasse a cena a casa propria dovreste sentirvi lusingati, in quanto nella maggior parte dei casi gli ungheresi incontrano i loro amici per divertirsi fuori casa, nei caffè e nei ristoranti. Se doveste venire invitati in una casa ungherese, non mancate di portare un mazzo di fiori o una bottiglia di buon vino locale.

Argomenti di conversazione

Con gli ungheresi abitualmente potrete parlare praticamente di qualsiasi argomento, dalla religione alla politica, dal tempo alla dibattuta questione sul primato dell’ungherese come lingua più difficile, ma tenete presente che ogni discorso legato al denaro rappresenta un tema estremamente delicato. Per tradizione, gli ungheresi considerano di cattivo gusto parlare di ricchezza e addirittura indossare gioielli e abiti vistosi.

La donna in Ungheria

Prima del 1989, durante la Repubblica Popolare Ungherese, per le donne come per gli uomini era obbligatorio trovarsi un lavoro. Dal momento che la cura della casa e dei figli era di competenza femminile, vennero varate delle leggi che da un lato permettevano alla donna di conciliare lavoro e famiglia, ma dall’altro relegavano la donna a lavori poco qualificanti e mal pagati.
Questa politica era il frutto di una visione che riduceva il concetto di emancipazione al solo ambito lavorativo e produceva l’equazione distorta ‘fai il lavoro di un uomo quindi sei libera come un uomo’.
Dopo la caduta del comunismo e con l’inizio del percorso di adesione dell’Ungheria all’Unione Europea, successe un fatto davvero singolare, anzi, per la verità non successe: l’Europa si aspettava dall’Ungheria la nascita di una coscienza femminista che avesse come base gli strati popolari della società, e che portasse alla nascita di un movimento per l’emancipazione. Ma tutto ciò non avvenne mai. La spiegazione è forse che con la fine del periodo comunista tornò a prevalere una visione maschilista e patriarcale della società, forse incoraggiata proprio dalle donne che a quel punto consideravano un privilegio e un sollievo lasciare lavori pesanti e mal retribuiti per tornare nelle proprie case a badare ai figli, come facevano le donne occidentali. Naturalmente anche questo sistema non poteva reggere, soprattutto nel momento in cui venne meno l’assistenza sociale, principalmente nelle campagne e nelle periferie. La situazione di stallo era tale che alla vigilia della conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995, alla richiesta di mandare una commissione che illustrasse la condizione della donna nel Paese, l’Ungheria fu colta totalmente impreparata. In questa circostanza venne istituito un Ministero delle Pari Opportunità.
Sono passati 18 anni da allora e gli ostacoli che portano al traguardo dell’emancipazione sono ancora molti e difficili da superare. Il pesante stereotipo che vede la donna come ‘angelo del focolare’ affonda le radici nella società e pare non esistere provvedimento che aiuti a sradicarlo.
La carenza di posti negli asili e l’estrema difficoltà di ottenere un part-time rendono difficile il reinserimento delle donne nel mondo del lavoro dopo la nascita di un figlio, la legge del 1 gennaio 2012 che protegge il feto fin dal concepimento rende implicitamente ancora più restrittiva la normativa sull’aborto, la negazione della legge contro la violenza sulle donne, rigettata dal primo ministro Viktor Orbán impedisce che la violenza sulle donne in famiglia venga sanzionata dal codice penale.

Privacy

Gli ungheresi si aspettano dagli amici la condivisione di dettagli intimi della vita privata. Se vi fossero rivolte domande personali non allarmatevi, fa parte del processo di familiarizzazione. I magiari, dal canto loro, saranno sempre ben disposti a condividere con voi dettagli della loro vita sentimentale.

Bere in compagnia

Una bevuta in compagnia rappresenta un aspetto molto importante della vita sociale in un paese che produce vino e distillati di frutta da migliaia di anni. Il consumo è elevato, con una media annua di 16,3 litri di alcolici per persona, e solo i cittadini della Moldavia e della Repubblica Ceca bevono di più.
In Ungheria l’alcolismo non è visibile agli occhi dei viaggiatori stranieri come avviene, per esempio, in Russia, ma è una piaga tutt’altro che trascurabile, al punto che secondo le statistiche ufficiali il 10% della popolazione sarebbe composto da alcolisti abituali.
Bisogna anche dire che perfino le bevute in compagnia non sono sempre allegre e spesso finiscono (deliberatamente) in lacrime. Gli ungheresi hanno addirittura coniato un’espressione per questo comportamento singolare: ‘sírva vigadni’, ovvero ‘godere tristemente’.